SESTO GIOVEDÌ – S. Rita in monastero.
Rimasta libera e sola, Rita decise di darsi più assolutamente a Dio, entrando in un Ordine religioso. Quindi fece domanda di essere ricevuta fra le monache agostiniane di Cascia; ma queste le rifiutarono l’ingresso nel pio recinto, non usando ammettere che vergini. Rita non si perdette d’animo: raddoppiò le preghiere, e ripeté per tre volte la domanda: inutilmente. Però allorché sembrava perduta ogni speranza, intervenne l’aiuto divino: mentre Rita una notte pregava, si sentì chiamare da voce celeste e, guidata dal suo protettore San Giovanni Battista e dai Santi Agostino e Nicola da Tolentino, fu introdotta miracolosamente nel monastero.
Le Suore, quando al mattino la ritrovarono, commosse al miracolo, non poterono che rendere grazie a Dio d’averle rese compagne a colei che ripiena d’ogni virtù era oggetto delle compiacenze divine. Ciò avveniva circa nel 1420, vicino al quarantesimo anno di sua vita.
Virtù: la perseveranza. A te, o cristiano, si propone e comanda la perseveranza, come corona delle buone opere. Quanti sono quelli che cominciano con ardore il bene, si danno a fervorose preghiere facendo presagire di sé grandi e nobili cose! Ma in essi la virtù non pone salde radici, tornano presto alla vita meschina e bassa, preoccupata e piena solo di carnali desideri: loro manca la perseveranza, e così vengono a perdere il premio delle buone opere, fanno cadere nel vuoto tanti sforzi generosi. Raccogli, o cristiano, le tue forze, e rianima la tua confidenza: negli abbandoni, nelle ripulse, nei dolori sempre ama e spera; ricordati che la perseveranza è l’aroma e il balsamo che conserva e difende le buone opere.
Ossequio. «Chi persevera fino alla fine, costui, sarà salvo» (Matt. 10, 22): se quindi non ci sentiamo subito esauditi, confidiamo maggiormente in Dio e nella virtù dei Santi, proponendo di imitare S. Rita.
Giaculatoria. Del vostro zelo – Signore amante
Nel bene fatemi – perseverante.
SETTIMO GIOVEDÌ – S. Rita esempio di osservanza regolare.
Appena entrata S. Rita tra le religiose di Cascia, splendide apparvero agli occhi di tutte le sue consorelle le di Lei virtù. Ammessa a professare sotto le insegne del glorioso Patriarca Agostino, Ella fu esempio perfetto di osservanza: non una delle regole fu da lei trasgredita, ma tutte con amorosa cura ricevute ed adempiute! I precetti dei superiori accoglieva come espressione della volontà divina, e non accarezzò neppure lontanamente l’idea di poter sottrarsi a ciò ch’era imposto alla comunità, per seguire piuttosto i suoi desideri, ancorché potessero apparire giusti e buoni. Fu, in una parola, espressione vivente della regola: in Lei era dato ammirare l’adempimento pieno e completo.
Virtù: fedeltà agli obblighi del proprio stato. Ogni virtù che si ammira nei Santi è un prezioso insegnamento per il Cristiano, tu puoi e devi, o anima fedele, apprendere dalla fedeltà di S. Rita alle sue regole, come ordinare la tua vita. Qualunque sia il tuo stato esso ti impone dei doveri; doveri di cui altri potrà allargare e rompere il legame, riguardare come un peso insopportabile che bisogna scuotere con ogni mezzo; ma che il cristiano deve invece considerare quali mezzi e precetti di santificazione. Sì, i genitori ed i figli, i superiori e i sudditi, debbono ricordarsi che il più piccolo atto, il minimo obbligo, quelle opere che sembrano in sé indifferenti, sono invece piene di valore spirituale, sono scala per ascendere al cielo, quando siano accettate con animo cristiano.
Ossequio. Ogni mattina offrite a Dio le azioni della giornata, recitando con divozione il “Vi adoro”, ripetendo lungo il dì l’offerta delle vostre azioni e del vostro cuore.
Giaculatoria. So quel che piace – al mio Signore
Intendo farlo – e ben di cuore.
OTTAVO GIOVEDÌ – S. Rita amante del Crocifisso.
La contemplazione dei dolori del Crocifisso Signore e il desiderio ardente d’assaporare parte degli spasimi della passione erano per S. Rita continuo stimolo e cura. Ai piedi di Gesù trafitto sulla croce Ella effondeva le ardenti aspirazioni del suo cuore sitibondo di patimenti, ivi spargeva lacrime per i peccati degli uomini e ne domandava il perdono invocando sopra di sé la pena delle altrui colpe. In così devoto esercizio s’infiammava via via maggiormente. Le sue lacrime, i suoi desideri furono accolti in cielo; un giorno mentre più fervidamente pregava, dall’immagine del Crocifisso si staccò una spina che perforò profondamente la fronte di S. Rita; il dolore la fece svenire; ritornata in sé si trovò una piaga purulenta, che le dava acerbi spasimi, e che per lunghi anni la mantenne strettamente unita a Gesù Cristo, Re dei dolori.
Virtù: sofferenza. O cristiano, raccogliti in te stesso, e medita l’austera parola che dal Crocifisso ti viene: tu devi essere membro del corpo di Cristo; non ti conviene quindi essere in delizie mentre il tuo Dio è trafitto e soffre. Hai tu compreso la sublime grandezza dei dolori, delle infermità? Sì, sono le tribolazioni che ci staccano dalla terra e dai suoi beni passeggeri, caduchi e corrotti: son le tribolazioni che ci certificano che non abbiamo qui la nostra città permanente, ma ne cerchiamo una futura, scevra d’affanni.
Ossequio. Fate qualche penitenza corporale. Che se afflitti, pregate la Santa che vi ottenga la rassegnazione di Dio, qui consolatur nos in omni tribulatione nostra (II Cor. 4, 7).
Giaculatoria. Da Gesù buono – per me sofferente
Fate che impari – ad esser paziente.
NONO GIOVEDÌ – Vita nascosta di S. Rita.
La santa eroina di Cascia, tutta accesa del desiderio di raccogliersi col suo Dio, non provava maggior diletto che nel silenzio, nella solitudine. Se la carità, l’ubbidienza, la devozione, la chiamavano qualche volta a contatto con il mondo, Ella non negava d’abbandonare la sua celletta: ma appena libera ritornava al suo ritiro, e quivi abbandonandosi ai trasporti del cuore, lontana dai rumori e dagli strepiti mondani, pregustava anticipatamente i gaudi del Cielo, si confermava sempre più nel proposito di nulla curare ciò che il mondo offre, e solo stimare i beni spirituali ed eterni.
Virtù: raccoglimento. O anima cristiana, v’è qui l’ammaestramento per te, ancorché ti trovi immersa in mille occupazioni. Molti stimano che il raccoglimento sia imposto solo ai religiosi: no, deve essere comune a ogni cristiano. Vi saranno gradi: alcuni debbono dare un tempo più lungo alle occupazioni e conversazioni esterne, altri un tempo più breve: ma tutti debbono desiderare e cercare di raccogliersi di tanto in tanto in se stessi, e meditare sui propri doveri, sui difetti, per correggersene, sulle virtù per conseguirle.
Vi sono cristiani che si lamentano di non aver tempo per la preghiera, per le buone opere: se fossero più amanti del raccoglimento troverebbero ancora il tempo d’attendere ai doveri di famiglia, di carità, che spesso sono trascurati; vanno in rovina; perché il cuore assetato dai piaceri mondani tutto ad essi sacrifica.
Ossequio. Se la necessità o il dovere non vi chiamano fuor di casa, rimanete oggi in casa raccolti, dedicando il tempo alla considerazione delle cose celesti, come vuole l’Apostolo:nostra conversatio in coelis est (Phil. 3, 20).
Giaculatoria. La nostra vita – sapiente Iddio,
Formi un continuo – conversar pio.
DECIMO GIOVEDÌ – S. Rita accesa d’amor divino.
Su tutta la vita di S. Rita domina sovrano e incontestabile l’amore verso Dio. La carità, la virtù onde rimaniamo uniti e viventi in Dio – che è Carità – fu l’ispiratrice d’ogni pensiero, d’ogni desiderio, d’ogni palpito della nostra Santa. Per rendere più spedita l’anima a Dio nell’amore, Rita flagellava, mortificava il suo corpo; per unirsi sempre più a Dio, che amava, s’affaticava a raggiungere, di giorno in giorno, con rinnovata energia, le più alte e sublimi virtù. La carità si manifestava nelle sue ardenti aspirazioni, nelle lunghe e continue preghiere, nella meditazione instancabile della divina bontà.
Rita poteva bene ripetere che la carità di Cristo la premeva e la stimolava: sospirava il momento fortunato in cui, sciolta dai legami della carne potesse abbandonarsi tutta all’amore di Dio, immergersi intera in quell’oceano acceso di eterna fiamma, che fa beare le anime elette.
Virtù: carità verso Dio. Tu sai, o anima pia, che la carità verso Dio è il primo e il più grande comandamento della legge divina. Raccogliti quindi in te stessa e medita con profonda attenzione questo precetto.
A Dio, sommo ed infinito bene, noi dobbiamo il più vivo amore: dobbiamo amarlo perché nostro Creatore e Redentore. Se il tuo cuore non è ancora acceso dalle fiamme dell’amore divino, oh! Non frapporre più indugi: abbandonati al tuo Padre celeste, sentirai quanto è dolce Dio per coloro che lo amano.
Ossequio. Ripetete nel dì tre volte l’atto di carità, meditando quanto dice l’Apostolo S. Paolo: Se parlassi le lingue degli uomini e degli Angeli.. sapessi tutto lo scibile umano… e distribuissi ai poveri tutte le mie sostanze, senza la carità, niente mi giova (I Cor. 3, 1).
Giaculatoria. Dell’amor vostro – sempre, o mio Dio,
Fate che avvampi – questo cuor mio.
UNDICESIMO GIOVEDÌ – S. Rita e i suoi simili.
Ardente d’amore divino, S. Rita nutriva vivissimo nel suo cuore quell’amore che è indivisibile dal primo, cioè l’amore del prossimo. Tutta la di Lei vita ci manifesta una cura continua e vigilanza di beneficare con ogni mezzo gli uomini, senza distinzione alcuna, di parenti o estranei, benevoli o mal disposti. Mentre era nel secolo, delle sue tenui sostanze donava con abbondanza ai poveri; e l’elemosina fu sempre da lei coltivata e amata. L’amore del prossimo le fece perdonare generosa agli uccisori di suo marito, spinta da carità si dava indefessa alla correzione dei vizi, pregava incessantemente Dio, perché perdonasse e convertisse i peccatori; per tutti aveva parole di ammonimento, di conforto, di efficace istruzione. Non un solo infelice s’allontanava da lei senza averne ricevuto pegno del suo amore: in nulla risparmiava se stessa, pur di essere agli altri benevola. Ella si fece realmente tutta a tutti, per guadagnare tutti a Cristo.
Virtù: carità verso il prossimo. Il precetto di amare il prossimo come se stessi è stato proclamato dal Signore simile al primo e più grande: quello di amar Dio. Tu, o cristiano, non lo ignori; ebbene hai adempiuto e adempi questo precetto in cui, insieme al primo si comprende tutta la legge? Ahimè! Quante volte hai trafitto Gesù Cristo nei suoi membri! Quante volte hai dimenticato che il povero, l’infelice, il colpevole era tuo fratello! Quante volte non hai guardato che al tuo piacere, al tuo comodo, al tuo temporale vantaggio, calpestando e disprezzando un’anima redenta dal Suo sangue divino!
Ossequio. Fate oggi qualche opera di carità spirituale e corporale, poiché chi ama il prossimo compie la legge (Rom. 13, 8). Ad imitazione di S. Rita procurate di estinguere in voi ogni avversione agli altri.
Giaculatoria. D’amor fraterno – sempre, o Signore
Fate che bruci – questo mio cuore.
DODICESIMO GIOVEDÌ – S. Rita penitente.
Si può ben dire che la Santa di Cascia trascorse la sua vita in una continua penitenza. Le sue facoltà, i sensi, la mente, la volontà, tutto il corpo, tutta l’anima furono da lei confitti in croce con Cristo, agonizzante per l’uomo propiziante per i nostri peccati e nostro esempio e maestro.
S. Rita non si credette lecito cercare un istante le delizie della terra: le sue delizie erano altrove, nel cielo, e per raggiungerle nessuna privazione le sembrò impossibile e difficile.
Faceva a Dio offerta dei suoi desideri, reprimeva con severa custodia i suoi sensi, con penitenze prolungate, con aspre flagellazioni e cilici domava lo spirito ripugnante alla legge divina che è nelle membra d’ogni uomo, figlio del peccato e della colpa. Fu la mortificazione che mantenne il profumo delle sue virtù, con dura e incessante lotta sempre diretta a ritorcere le insidie della carne e del demonio, ottenne di poter conservare illibato il fiore eletto d’ogni bene.
Virtù: mortificazione. La mortificazione è necessaria anche a te, o anima cristiana. Non ti lasciare illudere dai fallaci argomenti di coloro che ti vorrebbero far credere che l’uomo debba sempre soddisfare ogni suo desiderio, e così riprendono, insultano la religione cristiana perché predica e inculca la penitenza.
Mortificatevi quindi vivendo sobriamente, giustamente e piamente, allontanando ogni desiderio del mondo e dei sensi, e tenendo l’occhio alla beata speranza del regno di Dio.
Ossequio. Se vivrete secondo la carne morrete; se poi con lo spirito darete morte alle operazioni della carne, vivrete (Rom. 8, 13). Fate quindi per amor di Dio, in omaggio a S. Rita, qualche mortificazione.
Giaculatoria. Con vero spirito – mortificato
Fatemi sempre – al Signore grato.
TREDICESIMO GIOVEDÌ – S. Rita ed il mondo.
Da quando incominciò a comprendere i Suoi doveri, cioè dai primi suoi anni fino all’ultimo respiro, S. Rita mostra in una luce senza nubi, e che si faceva di giorno in giorno più sfolgorante, disprezzo per tutti i beni terreni. Ogni sua parola, ogni suo atto ripeteva: Non sono fatta per la terra, ma per il cielo; come potrei perciò cercare ed amare i beni del mondo? Nessun attaccamento a tali beni dimostrò quando era ancora secolare, anzi di che non fosse necessario alla sua famiglia si privava con giubilo, e per sé riserbava solo l’indispensabile. Più chiaro segno ne diede quando entrò nel chiostro rinunciando a ogni facoltà e alla stessa possibilità di possederne, non pure la realtà ma ancora coln l’affetto. Il suo cuore non si attaccò mai a bene terreno, nessuno dei suoi sentimenti fu mai incatenato ad alcun possesso.
Virtù: cura dei beni celesti. O anima cristiana, anche tu che vivi nel mondo, sei obbligata a distaccare il tuo cuore dai suoi beni. La religione non ti domanda assolutamente di spogliarti dei beni terreni: però t’avverte che in essi v’è pericolo mortale. Perché non cada in questo pericolo, procura quindi di considerarli come un deposito ricevuto da Dio, di cui dovrai render stretto conto a Lui: le ricchezze, i mezzi terreni, non ti servano a commettere con più facilità il male, ma piuttosto ti siano occasione di virtù. Tutte le volte che non si possa conseguire alcunché senz’offender la giustizia, la pietà, la religione, ricordati che i veri unici beni sono gli eterni.
Ossequio. Date prova che non siete troppo attaccati ai beni terreni. Spogliatevi per amor di S. Rita di qualche cosa necessaria, per destinarla a qualche opera di carità.
Giaculatoria. Sempre cogli occhi – rivolti al cielo
Servir io possa – a Dio con zelo.
QUATTORDICESIMO GIOVEDÌ – S. Rita arricchita di doni celesti.
In S. Rita noi ammiriamo, in una successione non interrotta, miracoli e grazie straordinarie. Il Signore, sempre mirabile nei Santi, volle privilegiare questa sua serva diletta con abbondanti doni soprannaturali. Il candido sciame d’api che si vede entrare e uscire dalla bocca di S. Rita in culla, l’ingresso nel monastero, la spina che dall’immagine del Crocifisso a Lei perviene, la cognizione del futuro e delle cose assenti e lontane, il dono di guarigione, non ci ricordano che una minima parte delle grazie straordinarie, onde fu adorna la nostra Santa. E il dono dei miracoli si mantenne sempre vivo, e crebbe dopo la morte di S. Rita; i secoli trascorsi non servirono che a renderlo più conosciuto, a far con viva fiducia e a più vaste schiere ricorrere a Lei i popoli, che dalla grandezza dei miracoli furono mossi a chiamare l’eroina di Cascia la santa degli impossibili.
Virtù: confidenza. I doni celesti debbono ravvivare la confidenza di Dio, o cristiano. Di qualsiasi specie siano le difficoltà in cui ti trovi impigliato, per quanto furiosa si sia levata intorno a te la tempesta, e i tuoi nemici e le avversità naturali ti facciano soffrire, non cader d’animo; ravviva la carità, cerca Iddio e sarai consolato.
Dove le nostre forze vengono meno, abbandoniamoci confidenti nelle braccia del Redentore, e ripetiamogli con ogni fiducia che nulla sarà capace di separarci da Lui, né la morte, né la vita, né le cose superiori, né le inferiori, né il presente, né il futuro, né alcun’altra creatura.
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