sábado, 25 de mayo de 2024

CRÍMENES, SACRILEGIOS Y SECTARISMO DE LA REVOLUCIÓN FRANCESA

[…] Gli eccessi brutali continuarono dunque; l’antico ministro della guerra, Joseph Foullon de Doué, a dispetto delle intercessioni del marqués de Lafayette, e sotto gli occhi di lui, venne crudelmente mutilato e trucidato (22 luglio); a suo yerno Louis Bénigne François Berthier de Sauvigny, dopo costrettolo a baciarne il capo sanguinoso infilzato ad una picca, fu strappato il cuore dalle viscere. I frutti della luce e della libertà si mostravano in questo, nel fare gli uomini iene. Chi non si rese ai voleri della plebaglia inferocita, fu trucidato. Presso i fondachi del commercio e, dell’industria si affollavano i proletari a cercar pane e se lo procacciavano coi tumulti; le casse e le case erano messe a ruba; la miseria incredibile; la libertà di stampa esasperava il sobbollimento. Tutti gli avventurieri trovavano fortuna: così l’avvocato Camillo Desmoulins, il quale si nominò da sé procuratore generale della «Farola», Victor Amédée de La Fage marqués de San Huruge, il barone prussiano Jean-Baptiste Anacarsis Cloots, lo spagnolo Andrés María de Guzmán, gli olandesi Jacob Pereira e Pierre-Jean Berthold de Proli, il polacco Józef Feliks Łazowski e altri, specialmente avvocati, commedianti, girovaghi e anche donne, come la famigerata Ana Josefa Théroigne de Méricourt.

[…] Il regno della nuova libertà cominciò con l’imprigionamento di 620 persone in Avignone, in Carpentras e nel Venosino, delle quali unico delitto era la fedeltà verso il legittimo governo pontificio. Esse furono tutte trucidate; gran parte gettate nei ghiacciai di Avignone, altre uccisi con sprangate di ferro. Mathieu Jouve Jourdan, apodado "Jourdan Coupe-Tête (Jourdan el cortacabezas), ammassò una grossa fortuna, ma fu poi spazzato anch’egli dalla ghigliottina. Mossasi lagnanza di tali orrori, l’assemblea non se ne dette per intesa, passò all’ordine del giorno. I cattolici erano senza diritti: anzi generalmente non si aveva più rispetto a diritto alcuno, e richiamandosi molti principi tedeschi della violazione dei loro diritti, si rispose che «i trattati, conclusi già dai tiranni fra di loro, non legavano i popoli sorti a libertà»[i].

[…] Il 16 ottobre 1793, la regina María Antonieta, figlia di María Teresa de Austria, già invecchiata dal dolore non ostante i suoi 38 anni, fu decapitata con brutale crudeltà; ma ella dette prova di serena dignità e di cristiana rassegnazione. Poi, molti girondini, come Jacques Pierre Brissot, Jean Sylvain Bailly, Antoine Barnave e altri via via, furono giustiziati; il 6 novembre 1793 anche il duca d’Orleans Felipe Igualdad, il quale aveva dato il voto per la morte di Luis a fin de drvenir rey, periva con parecchi malfattori volgari. Altri molti regicidi incontrarono la giusta punizione. I manigoldi si trovavano spesso esausti dalla fatica. Nel dicembre del 1793 furono messe a morte con la mitraglia 484 persone. A Lione il sangue correva a fiumi; a Nantes Jean-Baptiste Carrier fece annegare in una volta 90 preti nella Loira, poi altre 198 persone. Preti e donne venivano spogliati, e in questa maniera legati insieme («matrimonio republicano») e annegati: le madri forzate ad assistere al supplizio dei figli, e intanto sonava la musica e tripudiava il più brutale cinismo. En el mercado de Tolosa François Chabot gritaba: «Mujeres, creced y multiplicaos: no tenéis necesidad para esto de sacerdotes y de curas: el ciudadano Cristo fue el primero de los sanculotes»[ii].
  
La convenzione si appropriò gli edifici ecclesiastici, e usurpò gli ultimi resti dei beni della Chiesa; i sacerdoti, riconosciuti come tali, erano imprigionati. Se cometían las más infames profanaciones contra el Santísimo Sacramento; tutto era tollerato, salvo il Cattolicesimo. I giudei, emancipati fino dal 28 gennaio 1790, riconosciuti in tutti i diritti di cittadini il 27 settembre 1791, fecero splendidi affari. Le campane, eccetto quella dell’allarme, andarono rifuse in cannoni; l’argento delle chiese era già stato convertito in moneta; nei calici sacri la plebaglia beveva l’acquavite, nelle patene mangiava le acciughe; dei messali si facevano cartucce; delle vesti sacre, calzoni; delle pianete, camicie. Tutti gli altari distrutti, i resti sperperati dai giudei. Nelle chiese vuote poi si accendevano grandi fuochi, si menavano danze, si bruciavano le reliquie; si conducevano attorno, in processioni da scherno, asini con mitre in capo e sulla schiena legate croce e bibbia. Lo stesso Danton ne restò pieno di sdegno. I preti ammogliati, che il popolo disprezzava e fuggiva, furono presi in protezione speciale con decreto del 19 luglio e del 17 settembre 1793, sia contro i loro vescovi, sia contro i loro comuni[iii].

[…] Anacarsis Cloots, il quale aveva già presentato alla Convenzione l’opera sua intorno all’Islam ed alla falsità di tutte le religioni positive e proclamato come unica divinità la ragione umana, ne mise innanzi una rappresentante, cioè una donna perduta, di nome Julia Candeille, assisa sopra una portantina, con un velo trasparente indosso, un mantello azzurro su le spalle e il berretto rosso dei giacobini in capo; la picca, simbolo del Dio-popolo, in mano, e intorno una schiera di donnacce somiglianti. La Convenzione fu invitata a seguire il corteo a Notre-Dame per iniziare il nuovo culto; il presidente e i segretari dettero alla dea imbellettata il bacio fraterno, e dopo parecchi discorsi teatrali il corteo si avviò alla chiesa metropolitana profanata. Qui la nuova dea fu insediata su l’altare maggiore, postale sotto i piedi una croce e avvolta in una nube d’incenso, mentre si cantava intorno l’inno alla libertà composto dal poeta André Chénier di Gossat. Questo culto, iniziato il 2 brumale dell’anno II (10 novembre 1793), doveva essere rinnovato ogni primo giorno della decade, e introdotto nelle altre chiese. E ciò con molte modificazioni si effettuò, in mezzo a crapule, a orge, a balli selvaggi. Satana pareva che avesse mutato in suo tempio la Francia: la parodia delle cose sante era spinta all’eccesso estremo[iv].

[…] Il Direttorio fu poi favorevole alla nuova setta dei teofilántropos o teantropófilos, «amici di Dio e degli uomini», formata da preti costituzionali ammogliatisi, da antichi clubisti, da giacobini. Costoro, il 16 dicembre 1796, tennero la prima adunanza ed, essendosi uno del Direttorio (Louis-Marie de Lareveillère Le Paux) messo alla loro testa, ebbero presto in Parigi dieci chiese e trovarono anche seguito nelle province. Essi professavano un puro deismo e celebravano alcune feste con una liturgia e un rituale insipido. La nuova religione venne di moda, ma non poté mantenersi né contro la Chiesa né contro l’indifferentismo: quando il furore della novità dette giù, essa cadde fra lo scherno del popolo. Fu quindi facile (nel 1802) porre fine agli intrighi della setta, e ritogliere ad essa le chiese come beni della nazione[v].

>>> La rivoluzione francese, la restaurazione, la frammentazione protestante <<<

[i] Roscovànyi, Mon. I, 431 ss.; n. 265 ss.; III, 277 s,; n. 504. Bull. Rom. IX, 28, 168, 10 s. Bull. Rom. Cont. t. V s. Sagnac, Étude statistique sur le clergé constitutionnel et le clergé réfractaire en 1791 (Revue d’hist. mod. 1906, p. 97 ss.).
[ii] Alph. Cordier, Martyrs et borreaux de 1793, 2a ed. Paris, 1864. Lescure, La princesse de Lamballe. Paris, 1864. Goncourt, Hist. da Maria Ant. Paris, 1858. Funk-Brentano, La mort de la reine. Paris, 1901.

[iv] Aulard, Le culte de la Raison et le culte de l’Etre supréme. 2a ed. Par., 1904.
[v]Manuel des Théophiles. Paris, 1797; trad. tedesca del Friedel. Mainz 1798. Année religieuse des Theoph. (Recueil des discours). Paris, 1796. Gregoire, Geschichte der Theophilanthropen, trad. ted. di Staudlin. Hannover, 1806. Mathiez, La Théophilanthropie et le culte décadaire. Paris, 1904.

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